martedì 6 maggio 2014

Cos'è lo Snorkeling, come praticarlo in sicurezza e le attrezzature necessarie

Tra pochi giorni qui nel Salento si potrà andare già a mare, quindi mi pare opportuno dare alcuni consigli utili per chi vuole praticare lo snorkeling in modo sicuro qui nel Salento.

In questi ultimi anni si è molto parlato dello snorkeling, ma non tutti sanno di cosa si tratta: Lo snorkeling è un’escursione subacquea che si svolge in mare e permette di osservare la vita marina in maniera molto semplice.
Lo snorkeling non è uno sport agonistico, ma nonostante la sua semplicità bisogna stare MOLTO ATTENTI perché e pur sempre uno sport che si pratica in mare. Il mare è sicuramente tanto bello quanto pericoloso, anche per i migliori conoscitori ed esperti.

La Sub-Penisola Salentina fortunatamente è bagnata da due mari, L'Adriatico e lo Ionio distanziati da una lingua di terra che da una riva all'altra è distanziata al massimo da 80 km. Conoscere i venti predominanti sicuramente aiuta ad immergersi con più sicurezza.
La rosa dei venti sull'Adriatico è formata da: scirocco (vento sudorientale) mare calmo, bora (vento nordorientale) mare mosso, maestrale (vento nordoccidentale) mare molto mosso, ostro (vento meridionale) mare calmo, tramontana (vento settentrionale) mare molto mosso, levante e ponente (est ed ovest) mare mosso. In conclusione l'Adriatico anche se offre molti stupendi panorami subacquei per lo snorkeling è un mare che in prevalenza è mosso.
La rosa dei venti sull'Ionio è formata da: scirocco (vento sudorientale) mare molto mosso, bora (vento nordorientale) mare calmo, maestrale (vento nordoccidentale) mare calmo, ostro (vento meridionale) mare molto mosso, tramontana (vento settentrionale) mare calmo, levante e ponente (est ed ovest) mare mosso. In conclusione lo Ionio si configura esattamente contrario all'Adriatico. Quindi in base al vento, con massimo 3/4 d'ora di macchina, ci si può spostare da una parte o da l'altra riva del Salento.

L’attrezzatura di base da snorkeling è composta dalla maschera, pinne, boccaglio, boa segna sub. La maschera ti aiuterà per vederci sott’acqua. La maschera crea uno spazio aereo che devi compensare per prevenire lo schiacciamento. Per questo la maschera deve contenere il naso. Gli occhialini da nuoto non vanno bene, perché lasciano il naso fuori e non ti permettono di soffiare all’interno dello spazio aereo che creano.  Il boccaglio, o aeratore (lo snorkel) permette di respirare senza dover alzare la testa, le pinne aiutano a nuotare con il minimo sforzo, rendendo l’azione più efficace. La boa segna sub è il dispositivo mediante il quale un sommozzatore in immersione, un apneista o un semplice nuotatore, segnalano la propria presenza in acque libere. Per legge, ma soprattutto per sicurezza, il subacqueo è sempre tenuto a segnalare la propria presenza mediante la bandiera segna sub. In oltre la boa segna sub in caso di annegamento o altri problemi può essere utilizzata come un appiglio per poter rimanere a galla.
Tutti possono praticare questa disciplina acquatica, non c’è bisogno di essere esperti nuotatori, ma anche gli esperti possono avere alcuni problemi in acqua, ed è per questa ragione che consiglio anche l'utilizzo di attrezzature specifiche come i giubbotti di galleggiamento che mantengono a galla, dando ancora più sicurezza.
Per chi ama fare questa disciplina per diverse ore stando sempre in acqua, raccomando l'utilizzo della muta subacquea da almeno 3 mm (millimetri). Il freddo diminuisce il piacere di fare snorkeling, e oltre a togliere il divertimento, se il tuo corpo si raffredda troppo, possono insorgere problemi di salute. In aria perdi calore per la conduzione della pelle all’aria e con la sudorazione che raffredda la pelle per evaporazione. L’acqua riduce il calore venti volte più velocemente dell’aria.

Avere alcune accortezze sui comportamenti durante un'escursione da seguire per praticare lo snorkeling, certamente riduce sensibilmente gli inconvenienti. Tra questi posso suggerire:
- Possibilmente eseguite le escursioni in compagnia;
- Lo snorkeling non è pesca subacquea, evitare quindi di portare attrezzature da pesca pericolose soprattutto se si è in più di uno; 
- Non allontanatevi troppo dalla riva;
- Avendo la possibilità avvisate qualcuno che rimane a terra, chiedeteli di tanto in tanto di darvi uno sguardo;
- Avendo la possibilità avvisate qualcuno che rimane a terra, riferiteli l’orario previsto di rientro e il percorso che volete fare nel corso dell’escursione;
- Anche se siete esperti nuotatori, indossate sempre il giubbotto di galleggiamento, soprattutto se si fanno percorsi lunghi;
-  Quando si fa snorkeling in maniera autonoma, generalmente si parte dalla spiaggia;
- Suggerisco di mettersi la maschera sul collo, per evitare di graffiarla se si poggia sulla sabbia, sul bagnasciuga si possono indossare le pinne utili ma per muoversi con maggiore rapidità in mare;
- Indossate le pinne camminare di spalle per essere più agevoli sulla terra ferma o nel camminare;
- Le maschere escono dalla fabbrica con uno strato chimico protettivo sulle lenti che devi asportare, altrimenti non sarai in grado di disappannarla. Una volta in mare, se non vogliamo portarci appresso scomode bombolette con liquido antiappannante, basta bagnare la superficie interna della maschera con la propria saliva e indossarla senza risciaccuarla;
- Prima di immergersi bagnarsi per evitare shock termici;
- Fare l'immersioni pomeridiane dopo aver digerito (almeno 4 ore dopo il pranzo) per evitare congestioni; 
- Con le uscite organizzate da esperte guide, s’impara a osservare, basti pensare che si possano individuare anche molti organismi mimetizzati sul fondo del mare;
- In mare quando si è distanti, la voce non sempre può raggiungere in modo chiaro chi è lontano, per cui bisogna aiutarsi con dei segnali manuali;
- Nello snorkeling si nuota in superficie utilizzando il boccaglio chiamato anche aeratore (in inglese Snorkel). Quest’ultimo è un tubo ricurvo in materiale plastico. Impiegato nell’attività subacquea ha una delle estremità modellata in maniera ergonomica in silicone così da poter essere inserita in bocca in maniera più confortevole. S’impiega assieme alla maschera da sub e serve a respirare senza alzare la testa dall’acqua consentendo di continuare a guardare il fondale. Nato per la pesca in apnea è oramai indispensabile ogniqualvolta si usano maschera e pinne anche per uso “turistico”.
- Suggerisco di uscire in mare con una guida esperta del luogo, è più sicuro e si possono conoscere forme di vita, che forse in maniera autonoma non si noterebbero.

Una curiosità da sapere è che l’acqua è circa 800 volte più densa dell’aria, ed è per questo che la luce, i suoni, e il calore si comportano in modo diverso nell’acqua.  i nostri occhi hanno bisogno dell’aria per vedere in modo nitido, e a questo pensa la maschera. Nell’acqua ci sono altri effetti ottici perché la luce viaggia nell’acqua a una velocità diversa rispetto all’aria. 
Quando la luce passando dall’acqua all’aria cambia velocità (come quando entra nella tua maschera) devia leggermente la sua direzione. Questo fenomeno si chiama rifrazione e produce un ingrandimento di tutti gli oggetti di circa il 25% . Per questo le cose in acqua sembrano più grandi e più vicine. 
L’acqua influisce anche sul suono. Il suono viaggia in acqua a velocità quadrupla che in aria: diventa perciò difficile capire da dove arriva il rumore. Sott’acqua il suono di solito sembra provenire direttamente da sopra la testa, come quando si ascolta un disco mono con le cuffie.






sabato 5 aprile 2014

Pinna nobilis

La Pinna nobilis, comunemente nota come naccherapinna comunecozza penna o stura, è il più grande bivalve presente nel Mar Mediterraneo.
E' spesso situata in mezzo alle praterie di Posidonia oceanica, da pochi metri fino a 40 di profondità.
È un organismo sessile che vive fissato con la parte appuntita della sua conchiglia triangolare nella sabbia o nella roccia.
Per nutrirsi e respirare pompa l'acqua nella cavità del mantello mediante un sifone inalante e poi la emette attraverso uno esalante. Le valve hanno il margine posteriore arrotondato e presentano una ventina di coste radiali con scaglie a forma di canali. Il colore è bruno con scaglie più chiare; l'interno è bruno e lucente con la parte anteriore madreperlacea. Possono vivere più di 20 anni e raggiungere un metro di lunghezza, ma la dimensione media della conchiglia di un esemplare adulto è intorno ai 65 cm. Ha uno sviluppo abbastanza rapido nei primi anni di vita, in media di 10 cm per anno; raggiunta la maturità sessuale, intorno ai 40 cm, l'accrescimento rallenta e si assesta su circa 10 cm ogni 3 anni.
Al suo interno ospita talvolta in simbiosi crostacei decapodiTipica l'epibiosi con organismi che si insediano sulla parte esterna del guscio quali alghebriozoiascidie e spugne.
Come tanti molluschi marini produce dei filamenti con i quali si ancora al fondo del mare. Questi fili, sottili e robusti, costituiscono il materiale con cui si fabbrica il filamento detto bisso marino, utilizzato in passato specialmente in Sardegna per la tessitura di preziosi indumenti dai colori cangianti. A seguito della tutela della specie la lavorazione del bisso marino è quasi scomparsa del tutto. 
È una specie minacciata dalla raccolta per il collezionismo. Inserita nella lista rossa della Direttiva CITES 92/43/CEE (Direttiva Habitat) dell'Unione Europea e nei successivi aggiornamenti Direttiva 2006/105/CE, elencata nell'Allegato IV - Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e perciò ne è vietata la raccolta se non per scopi scientifici.


Pinna nobilis (Isole Pedagne Brindisi)

sabato 29 marzo 2014

Posidonia oceanica


Posidonia oceanica è una pianta acquaticaendemica del Mar Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee (Angiosperme Monocotiledoni).
Ha caratteristiche simili alle piante terrestri, ha radici, un fusto rizomatoso e foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7. Fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati "olive di mare".

Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall'erosione. Al suo interno vivono molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione.
Il posidonieto è considerato un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere. Questa specie si trova solo nel Mar Mediterraneo; occupa un’area intorno al 3% dell’intero bacino (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 km2), rappresentando una specie chiave dell’ecosistema marino costiero. 
Un segnale inequivocabile dell’esistenza di una prateria di posidonia è la presenza di masse di foglie in decomposizione sulla spiaggia antistante. Per quanto possano essere fastidiose hanno una notevole rilevanza nella protezione delle spiagge dall’erosione. 
Vive tra 1 e 30 metri di profondità, eccezionalmente e solo in acque molto limpide fino ai 40 metri, e sopporta temperature comprese fra i 10 e i 28 °C. È una pianta che necessita di valori di salinità relativamente costanti per cui difficilmente si trova nei pressi di foci di fiumi o nelle lagune. Ha bisogno di una forte illuminazione, per cui la luce è uno dei principali fattori limitanti. Colonizza i fondali sabbiosi o detritici ai quali aderisce per mezzo dei rizomi e sui quali forma vaste praterie, o posidonieti, ad elevata densità (oltre 700 piante per metro quadrato). 
La prateria di posidonia costituisce la "comunità climax" del Mediterraneo, cioè rappresenta il massimo livello di sviluppo e complessità che un ecosistema può raggiungere. Il posidonieto è, quindi, l'ecosistema più importante del mar Mediterraneo ed è stato indicato come "habitat prioritario" nell'allegato I della Direttiva Habitat (Dir. n. 92/43/CEE), una legge che raggruppa tutti i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che necessitano di essere protetti.

- libera nell'ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per ogni m2 di prateria
- produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità;
- offre riparo ed è area di riproduzione per molti pesci, cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi e tunicati;
- consolida il fondale sottocosta contribuendo a contrastare un eccessivo trasporto di sedimenti sottili dalle correnti costiere;
- agisce da barriera soffolta che smorza la forza delle correnti e delle onde prevenendo l'erosione costiera;
- lo smorzamento del moto ondoso operato dallo strato di foglie morte sulle spiagge le protegge dall'erosione, soprattutto nel periodo delle mareggiate invernali.
In tutto il Mediterraneo le praterie di posidonia sono in regressione, un fenomeno che è andato aumentando con gli anni con l'aumento della pressione antropica sulla fascia costiera. La scomparsa delle praterie di posidonia ha degli effetti negativi non solo sul posidonieto ma anche su altri ecosistemi, basti pensare che la perdita di un solo metro lineare di prateria può portare alla scomparsa di diversi metri della spiaggia antistante, a causa dei fenomeni erosivi. Inoltre la regressione delle praterie comporta una perdità di biodiversità e un deterioramento della qualità delle acque. La posidonia è molto sensibile agli agenti inquinanti; Le cause della regressione sono da ricercarsi in:
- Pesca a strascico
- nautica da diporto (raschiamento delle ancore sul fondale, sversamenti di idrocarburi, detergenti, vernici, rifiuti solidi etc...)
- costruzione di opere costiere e di conseguenza l'immissione di scarichi fognari in mare che aumentando la torbidità dell'acqua ostacolano la fotosintesi;
- costruzione di dighe, dighe foranee e barriere che modificano il tasso di sedimentazione in mare;
- eutrofizzazione delle acque costiere che provoca un'abnorme crescita delle alghe epifite, ostacolando così la fotosintesi.
Recentemente le praterie sono minacciate anche dalla competizione con due alghe tropicali accidentalmente immesse in Mediterraneo, la Caulerpa taxifolia e la Caulerpa racemosa. Le due alghe presentano una crescita rapidissima e stanno via via soppiantando la posidonia. 
Da circa una ventina di anni sta sempre più prendendo piede l'utilizzo di P. oceanica come indicatore biologico. E' una specie bentonica; La pianta infatti presenta tutte le caratteristiche proprie di un buon bioindicatore:
- presenta un lungo ciclo vitale;
- è diffusa ampiamente in tutto il Mediterraneo;
- ha una grande capacità di concentrazione nei suoi tessuti di sostanze inquinanti;
- è molto sensibile ai cambiamenti ambientali.
Attraverso lo studio delle praterie è quindi possibile avere un quadro piuttosto attendibile della qualità ambientale delle acque marine costiere. 
In passato le foglie erano utilizzate come isolante nella costruzione dei tetti, come lettiera per il bestiame o per imballare materiali fragili, era infatti anche detta "alga dei vetrai". Infarmacologia le foglie erano usate per curare infiammazioni e irritazioni. In alcune aree del Mediterraneo ancora oggi le foglie sono usate nell’alimentazione del bestiame. Attualmente si sta analizzando la possibilità di utilizzarle, in seguito a trattamenti particolari, per concimazione in serricultura e la produzione di biogas.



                                    (foto Isole Pedagne Brindisi)